Rassegna Stampa – Italia Extra

1934 Anno XII L’UNIONE SARDA del 12 giugno  Successi di artisti Concittadini La concittadina Sig.na Dott. Pina Besson, insegnante nel R. Istituto Nautico di Fiume, ha esposto alla Mostra sindacale d’arte testé inauguratasi in quella città, diverse sue opere. In proposito < Il Piccolo della sera di Trieste > fra l’altro scrive: < Degno di rilievo il quadro della Sig.na Besson, esposto nella prima sala, che riproduce una zaratina: pittura di grande valore artistico. Va ricordata la Madonna e il Cristo a sanguigna riprodotti con una singolare potenza di sintesi >. Ci congratuliamo con la Sig.na Besson, per le sue nuove affermazioni nel campo artistico.
1929 – Anno VII EDIZIONE -DISPACCIO Pattuglia Cagliari, Sabato 14 Marzo  SETTIMANALE FASCISTA DEGLI UNIVERSITARI Sulla Mostra d’arte a Pola Nel numero della settimana scorsa ci siamo occupati ampiamente di questa importante Mostra della Istria redenta a Portorese: oggi ci perviene a proposito l’ultimo fascicolo della Revue moderne Illustreè, edita a Parigi, in cui si fa un’ampia rassegna della predetta Mostra e si esalta con espressioni di vera lode l’arte nobilissima d’una nostra concittadina, la signorina Dottoressa Pina Besson. Ci piace riportare qui l’articolo laudativo dell’illustre critico parigino Clement Morro su le opere esposte dalla Besson: “Ella merita il massimo successo ed io sono sicuro che il suo nome sarà presto dei più favorevolmente conosciuti. Quando si possiede un vero temperamento di artista, è ben difficile di non lasciarsi a poco a poco prendere dal piacere così puro e completo di creare della bellezza. Ciò, che ha di già provato e proverà senza dubbio più ancora la signorina Pina Besson, una giovanissima artista italiana che riporta tanto successo all’Esposizione d’Arte Istriana di Pola, ove senza invito, ella aveva inviato pitture: “una testa di Cristo” pittura d’una dolcezza sovraumana malgrado di dolore fisico d’un terribile supplizio, e “una natura morta” d’una interpretazione assai sensibile. La signorina Pina Besson ha in realtà compiuto sapienti studi a Roma ed a Venezia, e da poco ha conseguito la laurea in Scienze Commerciali, Economia Politica e Diritto. Anzi è la prima donna italiana che abbia ottenuto tale laurea. Ma l’atmosfera di Roma e di Venezia, tutta impregnata d’immortali ricordi artistici, l’ha orientata così verso un’altra via, ed ella ha sovente diviso il suo tempo fra l’Università e l’Accademia. Spesso ella abbandona i libri di Diritto e di Economia ………………..mente alla gioia di dipingere, soprattutto figure ed elegantemente nature morte d’uno squisito carattere moderno, originale, rivelante il desiderio creare opera profondamente pensata. Aggiungiamo che Ella conosce pure bei successi come scrittrice e che le sue novelle sono frequentemente pubblicate ne’ giornali e riviste della Penisola”. Ci rallegriamo davvero con la nostra concittadina, che ha saputo suscitare tanto consenso di critica in una mostra, cui hanno partecipato numerosi pittori e scultori italiani e stranieri, e soprattutto ci rende orgogliosi annoverare fra i nostri artisti di Sardegna, che vivono lontano, un’altra eletta e colta pittrice, che in continente onora la sua terra natia con attività intellettuali ed artistiche, degne della maggiore lode e del più cordiale incoraggiamento.
1929 – Anno VII LA VEDETTA D’ITALIA Fiume, Venerdi 24 Maggio  La grande settimana di Abbazia Inaugurazione della 4.a Mostra d’arte ABBAZIA, 23 – Oggi a mezzogiorno è stata inaugurata, nella “pedendance” dell’Hotel Kolb, al Corso V.E. III di Abbazia, la IV mostra d’arte. Negli eleganti locali, lussuosamente addobbati, sono intervenuti, accolti dal comitato artistico presieduto dal pittore Osvaldo Moro, le autorità di Abbazia e parecchi rappresentanti degli enti ed associazioni locali e numerosi artisti. Fra essi abbiamo notato il podestà cav. De Stadler, che è anche un valente artista e come tale fa parte degli espositori della mostra, il segretario politico Alessandro Mucci, L’aiutante Maggiore della II.a Coorte della Milizia Volontaria del F.F. signora Ciubelli, iln segretario generale dell’azienda di Cura cav. Baxa, il rag. Salomoni per i sindacati, l’architetto Seide, il conte Pettorelli Finzi, il direttore della Cassa Ammalati rag. Sperber, il prof. Sposito, la pittrice Stadler-Glax, la pittrice sarda Besson e tanti altri. Alla Mostra, che è una manifestazione artistica veramente degna del nostro luogo di cura, sono esposte oltre settanta opere di valenti artisti del Regno, opere che verranno poi – secondo il programma prestabilito via via mutate con lavori nuovi di artisti diversi. Dai dipinti esposti, risaltano le diverse scuole della pittura italiana contemporanea, specialmente quella dei pittori giuliani che da Barison a Grimani, da Croatto a Rosmann, sono il vanto della odierna Trieste artistica. Vediamo, seguendo la disposizione dei quadri, il Croatto con una gentile acquaforte veneziana, che rivela il fine disegnatore, e con un fresco bozzetto alpestre; il Wolff con un grande acquerello: “ Terra africana”, che ha delicate e calde intonazioni e che dimostra squisite virtù tecniche. Enrico Ursella espone “Pick-nick” e “Caccia ai bruchi”. In questo ultimo dipinto egli ha saputo dare, nel gioco predominante dei verdi, un’atmosfera campestre che conquista donando alla figura notevole vivacità e movimento. Rohsmann ha un Sant’Antonio di Trieste (olio), una bellissima tempera “Mercato” e due Eccellenti tele “Barche” e “Via di Trieste”. Il Crosera ha “Magnolie” e “Natura morta”, di fattura squisita; il Wostry espone “Assisi”, una sublime visione panoramica piena di sentimento. Del Silvestri osserviamo un grande quadro d’ambiente: “Il sarto”, il cui il pittore fa risalire la sua qualità di artista intelligente, signore dell’arte sua. Osserviamo ancora Zangrando in due bellissime e gioconde figure, il vecchio Barison in due gentili marine e in due raccolti interni. C’è poi Magda Schmid, in un profondo studio di rocce e il Coelli in due ridenti acquerelli. Ricordiamo infine dei giuliani una marina del Micen – gioiello per delicatezza di tinte e disposizione di luci -, uno studio del Grimani e alcune tele vivaci e ariose dello Svagelli. Fra i Veronesi, degno di speciale menzione è Vitturi, già noto alla Biennale di Venezia, con “Riva” e “Spiaggia di Chioggia”. Degli artisti della provincia, vediamo cinque marine di De Santi, valente acquarellista che raggiunge ottimi effetti nel movimento del mare e che nella disposizione dei colori ha sfumature delicatissime; la pittrice De Stadler-Glax, compagna del nostro podestà, con un acquerello “Dama dell’800”, di leggiadra fattura, armonioso per la concezione della figura vaporosa, in uno sfondo riposante, e con cinque disegni colorati, fra i quali si impongono “Al bagno” e “Teatro di varietà a Parigi”. Il pittore Osvaldo Moro espone un bellissimo olio: “Le messi”, trionfo di sole in un campo di frumento dorato, e soprattutto indovinato movimento di figure al primo piano; un simpatico e giocondo “Monello di Volosca”, ricavato con semplicità di mezzi; un bellissimo “Nudo” (olio) e alcuni altri ottimi dipinti di soggetto locale. Ricordiamo da ultimo un buon bozzetto di Sposito “Ucka d’inverno” e una luminosa “Natura morta” di stile moderno, della pittrice sarda Besson. Le autorità e gli altri intervenuti all’inaugurazione della Mostra, si sono felicitati vivamente cogli organizzatori per la bella e sana iniziativa.
1929 – Anno VII IL PICCOLO DELLA SERA Trieste, Venerdi 25 Marzo  Inaugurazione della IV Mostra d’Arte di Abbazia Oggi a mezzogiorno ha avuto luogo l’inaugurazione della IV Mostra d’Arte di Abbazia.la simpatica iniziativa, che è stata effettuata da un comitato cittadino, presieduta dal pittore Osvaldo Moro, coll’incoraggiamento dell’azienda autonoma di Cura, ha lo scopo di offrire al forestiero, in un centro turistico, prevalentemente mondano quale è Abbazia, un angolo d’arte, dove il pubblico cosmopolita abbia la possibilità di ammirare le varie scuole della pittura italiana contemporanea. La Mostra sorge in adatti locali nel “depandance” dell’Hotel Kolb, al corso V.E. III, decorati con signorilità e addobbati con fine criterio artistico. Anche quest’anno, come nel passato, la Mostra, che resterà aperta fino alla fine della stagione estiva rinnovando via via le opere e richiamando nuovi artisti, ha dato la precedenza a un gruppo di artisti triestini. Vediamo fra essi il Croatto con una acquaforte finemente disegnata (Venezia), e con un fresco bozzetto montano, il simpatico Rosmann con tre pregevoli tele (Paesaggio, Barche e S. Antonio) il Crosera con “Magnolie” e con una robusta “Natura morta”, il Wostry con “Assisi”, dove sviluppa la sua ricca tavolozza in una visione panoramica soffusa di misticismo, l’Ursella con “Caccia ai bruchi”, che è una tela degna della massima ammirazione per il gioco di colori in una atmosfera campestre e per il movimento della figura, il Barison in due delicate marine e in due raccolti interni, lo Zangrando, che ha due figure molto vivaci c’è poi il Gobbi con due ottimi dipinti (Figura e paesaggio), la Magda Schdmid con un profondo studio di rocce, lo Svagelli ed altri ancora. Spiccano nella mostra “Il sarto” di Silvestri, una “Marina” del Grimaldi e una piccola ma ottima “Marina” del valente Miceu. Osserviamo ancora un grande acq uarello del Wolf “Paesaggio” che onora l’artista polesiano. Dei pittori della provincia del Carnaro vediamo alcune superbe “Marine” di Fabbro de Santi, acquarellista di forte tempra che raggiunge nel movimento del mare e nel gioco dei venti effetti sorprendenti, la pittrice Glax di Abbazia, nota nelle varie Esposizioni del Regno, con una “Dama del’800”, acquarello di fine concezione e di ottima fattura, e alcuni disegni colorati, Moro di Volosca con “Le messi”, bellissima tela per giocondità d’ambiente e profusione di luci, “Monello voscolano”, espressivo e caratteristico, un eccellente “Nudo” (olio) e altri bozzetti. Fra gli altri dipinti esposti, degni di ammirazione sono la “Marina” (Lido) del cav. Stadler, che èpoi l’egregio podestà di Abbazzia, la “Natura morta” della pittrice sarda Besson, l’ “Inverno montano” di Sposito e due bei “Paesaggi” di Vetturi, di Verona. All’inaugurazione sono intervenute le maggiori autorità della Riviera e i rappresentanti degli enti locali, i quali si sono vivamente felicitati con gli organizzatori della Mostra per la perfetta riuscita della manifestazione d’arte.
1929 Anno VII IL PICCOLO Trieste, Venerdi 15 Marzo  La Mostra delle artiste Se è novità a Trieste che le pittrici espongano per conto proprio, non è novità l’avere valenti pittrici. E talune di queste, partecipando alla Mostra di pittura femminile che s’è iniziata nella elegante saletta Rudes in via Battisti, ne hanno rialzato il tono generale e ne hanno fatto un’esposizione, nello insieme, simpatica e superiore a quelle consuete di dilettanti e delle giovanili promesse. Al buon gruppo delle nostre artiste già provette, si devono quasi tutte le cose migliori della Mostra. La sig.ra Reja, colorista sicura, artista di pennellata, a cui manca talvolta soltanto un po’ di solidità, fa riconoscere subito il suo fare franco, la sua padronanza della luce, nella figura di giovinetta china nell’acquario e nell’ottimo internodi chiesa. Nidia Lonza ha tra i suoi dipinti una piccola natura morta, molto delicata, che è pregevolissima; ed anche, in altro quadro, le è riuscita la polposità delle angurie. La signora Rosa Schmidt, in un quadro di fiori e di frutta, è quella limpida e sagace esecutrice che tutti apprezziamo. La signora Abram, con la versatilità che distingue il suo temperamento, d’altronte innegabile e anche robusto, si fa valere in alcuni paesaggi molto moderni, alla maniera del Carrà, di bell’effetto; e affronta in altre cose anche la figura e la natura morta. La signora Battara ha un pastello femminile ben compito nel disegno, dipinto con leggerezza e senza leziosità. La signora Buri insegue il suo estro con le pennellate luminose, e quello che manca dal lato formale nei suoi fiori e nelle sue nature morte, è sostituito da interessanti impostazioni coloristiche. La signora Bonazza, corretta nella sua natura morta, è anche sempre una coscienziosa acquafortista. Ma anche fra le artiste che incominciarono a esporre qualche cosa soltanto negli ultimi anni, troviamo alcuni promettenti inizi. Una natura morta della signora Macerata, bene ordinata, descritta con una giusta misura di toni, è fra le cose migliori della sala: e anche se il suo quadro di figura sia un tentativo, rimasto in parte scolastico, vi sono lodevoli annotazioni cromatiche nel suo paesaggio e specialmente nell’angolo di stanza con cuscini. E’ suo anche un buon disegno di figura muliebre. Della signorina Murabelli, che ha pure buone cose, notiamo lo studio di mele asprigne, e specialmente il bel mazzo di rose riverse. Della signorina Levi i mazzi di violaciocche, e qualche tono fresco nei paesaggi, non ancora posseduti abbastanza. Della signorina Brumatti uno studio sintetico di luci all’angolo d’una finestra. Della signorina Steiner, fra altre cose discrete, il grazioso paesetto col campanile. I monocromi stilizzati della signorina Besson, dimostrano coscienziosità e studio. E’ insomma anche questa una piccola mostra che ha i suoi titoli per esser guardata dal pubblico con benevolenza.
1932 Anno X Mercoledi 29 Giugno  LA VEDETTA D’ITALIA Fiume, Via Ciotta 19 Un numero centesimi 20 Gli artisti di Fiume alla mostra d’arte della Liguria GENOVA, giugno. – Per invito del sindacato ligure degli Artisti, con atto di fraterno cameratismo in occasione della mostra della Liguria abbiamo una sessione d’arte fiumana di grande interesse inaugurata alla presenza delle maggiori autorità cittadine. Una quarantina di opere delle più svariate tendenze attirano numerosi visitatori che frequentano le mostre d’arte ed ammirano le belle opere esposte. Cominciando dalla parete d’avanguardia notiamo il ritratto della pittrice Maria Arnold, del pittore Ladislao De Gauss per le sue forti tonalità di un decorativismo pittorico evidentissimo, unito ad una buona consistenza di volume, mentre i fiori del Wnoucsek-Venussi trattati a larghe pennellate sono di una trasparenza e vivacità di tocco che sebbene ci ricordano l’ungherese Vaszary interessano per la bella nota vibrante di colore. Notiamo una bella natura della Miranda Raicich per la sua chiarezza, mentre la Maria Arnold cerca nel suo autoritratto tagliato a larghe piatte la sintesi della sua visione pittorica. La Raicich < Verso lo sciliar > non ci persuade totalmente, poiché il primo piano è completamente in antitesi colla tecnica del rimanente del quadro. Il Venucci ci comunica ancora nel < Paesaggio > una vibrazione armoniosa della sua esuberante tavolozza. E qui sarebbe il caso di soffermarsi sulla Scuola ungherese che domina una parte dei pittori Fiumani se una tendenza più equilibrata più vicina alla nostra anima italiana non ci spingesse oltre, nell’esame sebbene affrettato dei pittori più sinceri e personali. Accenneremo ad un artista assai interessante, lo Zustovich, che ha dipinto un < Meriggio d’autunno > a cielo coperto, ove i riflessi dell’acqua e l’armonia totale del quadro raggiungono un effetto di delicatissimi accordi. Osservando le sue ultime Acque forti come in < Calle del pozzo > raggiunge una sintesi plastica d’immediato interesse, I contrapposti di chiaro-scuro sono trattati con equilibrata disposizione di grandi masse con acuta osservazione del vero e con perizia tecnica consumata. Ostrogovich espone due acquerelli a tono caldo trattati con la sua consueta maestria. < Il lavoro > del pittore De Hajnal di strana e terremotata composizione, ci appare slegato nella forma mentre < Barche sul fiume > le tonalità lagunali dei riflessi dell’acqua non appaiono completamente raggiunti malgrado l’audacia della sintesi interpretativa. Il pittore Gnata < In balia del Canaro > si rivela profondo conoscitore del suo mare. Infatti la nota più suggestiva di questo romantico soggetto, l’effetto completamente raggiunto è appunto nella colorazione dell’acqua sollevata dal vento impetuoso. Maria Antoniazzo ci rivela in < Natura morta > la sua delicata sensibilità pittorica di derivazione impressionista, mentre Collavini nel piccolo paesaggio chiaro e preciso ci ricorda le sue cose migliori. Dante Balzamo sa disporre e dipingere con buon gusto e con accorto senso interpretativo, Maria Stadler non tradisce il suo disegno sicuro e la forza del suo modellato. Un originalissimo acquarellista è Fabro De Santis che meriterebbe un particolare esame per la tecnica tutta sua particolare basata su di un procedimento che lui solo potrebbe svelarci il segreto. E ancora Pina Besson dalle sanguine trattate con senso plastico e con sicurezza di segno. Non vogliamo dimenticare il giovane pittore Saftich che rivela ottime qualità che fanno presagire di lui un buon avvenire. Terzoli si fa notare per una bella xilografia di Beethoven e Mascellani Remo con un ritratto ed una < Natura morta > degne di essere attentamente osservate e la signorina Federica Blanda esprime con sapiente interpretazione la sua delicata femminilità in un quadro di < Rose bianche >. A.C.Maine
1932, Anno X IL PICCOLO DELLA SERA Trieste, Venerdi 30 Settembre 1932, Anno X Una mostra d’arte ad Abbazia Abbazia, 29 Settembre, notte. Si è inaugurata oggi, nel pomeriggio, presenti le autorità, numerosi artisti e amatori d’arte, la quarta Mostra di arte organizzata dalla sezione del Canaro del Sindacato di belle arti, auspice l’azienda di cura di Abbazia. Vi partecipano molti artisti, che espongono in prevalenza opere ispirate a soggetti di ambiente locale: tra esse, le marine di Gnatta, i bozzetti marinareschi di Hajnal e le acqueforti di Zustovich. I visitatori sono stati richiamati dalle sanguine della pittrice Besson, dagli acquerelli della pittrice Blanda, dalle impressioni coloniali di Balsamo; e, fra i ritratti, da quelli esposti da Clemente Tafuri, che ha una serie di immagini di signore della società fiumana, e dalla collezione di pastelli e di quadri a olio della pittrice Stefania Glax Stadler e dalle caricature di Ugo De Rossi.
1932, Anno X IL PICCOLO DELLA SERA Trieste, Sabato 15 ottobre  L’INAUGURAZIONE AD ABBAZIA Della Mostra del Sindacato Artisti del Canaro ABBAZIA, 29 Stasera ha avuto luogo al padiglione al parco di Abbazia, con l’intervento del vicepresidente comm. Bevilacqua e di numerose personalità della provincia, L’inaugurazione della quarta mostra annuale d’arte, organizzata dalla sezione del Carnaro del Sindacato di Belle Arti, sotto gli auspici dell’azienda di cura del di Abbazia. Nelle due sale, opportunamente adattate e decorate con palmizi e altre piante, sono esposte oltre cento opere, la maggior parte di ambiente locale, tra cui risaltano la < Marina > di Umberto Gnata, I < Sanguigni > della pittrice Besson, I bozzetti marinareschi di Mario De Hajnal, una natura morta e uno studio di testa del prof. Marcellino, un autoritratto e una figura di donna di Romanczuk. Fra i ritrattisti ha destato speciale ammirazione il pittore Clemente Tafuri, che presenta alcuni magnifici ritratti di signore appartenenti alla società fiumana, in cui rivela un’ eccezionale tempra di artista e una valentia tecnica non comune. Ottima impressione hanno destato i ritratti a pastello e ad olio della pittrice Stefania Glax De Stadler e sono molto piaciute le acqueforti di Cornelio Zustovich. Alla Mostra figurano anche alcune belle caricature di Ugo De Rossi. Una parete dell’ambiente è dedicato ai giovanissimi, che hanno dimostrato speciali meriti nei loro primi passi nel campo delle arti. All’inizio della cerimonia ha porto il saluto al Viceprefetto il fiduciario del Sindacato Artisti, Gniata.
1932 – Anno X GAZZETTA AZZURRA Genova , Venerdi 24 Giugno  GIORNALE DEL TURISMO LA MOSTRA DEGLI ARTISTI FIUMANI a genova La sala che gli artisti Fiumani occupano a Palazzo Rossi, accanto a quelle dei liguri, è veramente interessante. Essa presenta a Genova nel suo complesso, un nucleo di artisti forti e definiti, si che ne deriva una robusta personalità collettiva. V’è chi ravvisa in questa sala un certo influsso ungherese. Pertanto ogni singolo artista pur collegandosi all’altro per una violenta tonalità di impasti, ha una individualità ben chiara e peculiare. Quale diversa sensibilità tra la quasi area Di Maria Arnold e la gustosa finezza degli arditi paesaggi tonali di < Pianta e frutta > di Miranda Raicich e la bella violenza dei di Romolo Wonosch Venucci e il suo crudissimo < Paesaggio La sala che gli artisti FIUMANI accupano a Palazzo Rosso, fumano >! Chiudono la serie delle opere vivacissime un forte ritratto di fanciulla e una composizione piacevole di Ladislao De Gause. Caldi acquerelli ha Marcello Ostrogovich e buone cose hanno ancora Anita Antoniazzo, Ugo Terzoli, Blanda Federica, Fabro De Santi, Stefania Glax De Standler, Pina Besson, Umberto Gnata ha una fantasia marina piena di riflessi e ricca di colori, Mario De Hajnal ha, oltre < Barche sul confine > dai sapienti giochi cromatici, un ritratto efficace tra caricaturale ed umano, in cui si fondono figure e ambiente in tutto colmo d’arguzia e di poesia. L’artista però che dandoci cose tra le più sentite della mostra ci porta con esse una visione limpida e sincera della sua terra e che perciò meglio si affianca allo spirito dell’odierna mostra ligure, è il pittore Cornelio Zustovich. Egli accanto ad un olio < Meriggio d’autunno nel golfo di Fiume > in cui con delicati e aristocratici tocchi traduce l’ora particolarmente nostalgica, presenta alcune acqueforti in cui con agilità di segno e abile gioco di chiaro-scuro ben equilibrato, ci da alcune suggestive visioni della vecchia Fiume e di Laurana, concepite con forza e singolarità che dicono tutta la sana modernità di questo artista. Adelina Zandrino
1932 – Anno X GAZZETTA AZZURRA Genova , Venerdi 7 Ottobre  GIORNALE DEL TURISMO Abbazia Illustrata dai suoi artisti ABBAZIA, Ottobre. Mentre continua abbastanza animata la stagione dei bagni con novecento ospiti quasi tutti ungheresi e tedeschi, i quali non fanno caso se Ottobre comincia a far sentire il suo frescolino, si è inaugurata a cura del Sindacato Giuliano di Belle Arti, al padiglione del Parco, la prima mostra degli artisti locali. Abbiamo visitato le due ricche sale, rimanendo ammirati per tanta visione di bellezza. La gentile pittrice Glax De Stadler espone una serie di ritratti a pastello, nei quali dimostra una perfetta padronanza della tecnica e delicatezza di sentimento. Specialmente riuscito il ritratto di sua madre e quello di suo marito, il simpatico comm. Augusto De Stadler, l’intelligente ed insonne podestà di Abbazia. Egli appare parlante nella sua funzione rappresentativa della elegante stazione balneo-climatica d’Italia. Clemente Tafuri così giovane ha già raggiunto, direi quasi, l’eccellenza. I suoi ritratti ci danno la impressione di trovarci a tu per tu con i soggetti. La figura della signora Weiss, che appare in tutta la floridezza della sua maturità, è veramente un capolavoro. Nel paesaggio, Clemente Tafuri è ricco di colore e di movimento, caratteristiche che spiccano nella riproduzione della Grotta del Diavolo e del porticciolo Tommaseo. Cornelio Zustovich illustra Fiume, Abbazia e Laurana, in riuscitissime acqueforti. Gli angoli più caratteristici della vecchia città, l’arco romano, la calle del Pozzo, il lido di Abbazia con la sua indiavolata vita balneare, sono da lui resi con tono signorile e forte. Questo acquafortista segue la scuola di Brangwine, ricca di contrasti e di chiaroscuri. Espone inoltre due quadri ad olio di grande effetto trattati con tenica vigorosa. Infine si fà apprezzare in ex libris, fra cui colpisce quello raffigurante l’uomo forte sano e robusto che sbatte la porta in faccia alla morte. Mario Hainal di Fiume, presenta cinque delicati quadretti ad olio, che si possono definire Gioielli azzurri della divina distesa del Carnaro. Ugo De Rossi che è comandante all’aereoporto di Fiume dimostra di saper volare anche…..con la matita ed il pennello! Antonio Romanezuck, fiumano, tratta bene ad un tempo paesaggio e figura. Fece l’accademia della Belle Arti a Ginevra, dimostrando fin d’allora spiccate attitudini. Ben riuscito l’autoritratto e la figura di una bella ragazza in pien’aria. La birichina, s’è dimenticata la camicetta, ma ciò non dispiace ai visitatori. Reca in grembo un mazzo di fiammanti garofani, essa si confonde e si amalgama con i fiori di questi stupendi giardini. Romanezuk, presenta una terza tela col porto di Fiume. I grandi ponti e le calate dove ferve la vita portuale, i piroscafi ed i velieri, offrono una riproduzione genuina. Ecco un quadro che dovrebbe essere acquistato dal comune di Fiume. Umberto Guatta, fiduciario provinciale del sindacato artisti, dell’olocausta, è senza dubbio artista delicato e suggestivo. Ce lo dicono le sue luminose marine, specie, se colte di notte al chiaro di luna, con lo sfondo di Castelmuschio e di Cherso. Federica Blanda è una vera poetessa della flora locale e nel contempo, una suggestiva acquarellista.
1932 Corriere della Sera, 30 Settembre CORRIERE MILANESE Una mostra d’arte ad Abbazia Abbazia, 29 Settembre, notte. Si è inaugurata oggi, nel pomeriggio, presenti le autorità, numerosi artisti e amatori d’arte, la quarta Mostra di arte organizzata dalla sezione del Canaro del Sindacato di belle arti, auspice l’azienda di cura di Abbazia. Vi partecipano molti artisti, che espongono in prevalenza opere ispirate a soggetti di ambiente locale: tra esse, le marine di Gnatta, i bozzetti marinareschi di Hajnal e le acqueforti di Zustovich. I visitatori sono stati richiamati dalle sanguine della pittrice Besson, dagli acquerelli della pittrice Blanda, dalle impressioni coloniali di Balsamo; e, fra i ritratti, da quelli esposti da Clemente Tafuri, che ha una serie di immagini di signore della società fiumana, e dalla collezione di pastelli e di quadri a olio della pittrice Stefania Glax Stadler e dalle caricature di Ugo De Rossi.
1934 – anno XII Giovedi 3 Giugno  LA VEDETTA D’ITALIA Fiume, Via Ciotta 19 Un numero centesimi 20 POLEMICA INTORNO ALLA MOSTRA D’ARTE La realtà storica…e il “Fiore di Zara” Con la lettera che qui appresso pubblichiamo, il dott. Delli Galzigna enumera tutte le ragioni e gli argomenti etnici, folcloristici, nazionali che militano a favore della sua affermazione, già nota ai nostri lettori. Pubblichiamo dice l’illustre linguista giuliano, della nobile Albona, professore dell’università di Torino…. , ricorda Tommaso Arcidiacono. Ed invano, sullo sfondo meraviglioso di venti secoli di storia italica pietrificata dall’arte pagana e cristiana, romana, medievale, quella del Rinascimento, sacra e profana, civile e militare, ininterrotta da Roma ai liberi Comuni e da questi a Venezia, sino ai giorni nostri, invano, dico, su questo scenario meraviglioso, ho cercato zaratina. Alessandro Dudan, che magistralmente ha esaltato questo scenario italico – senza soluzione di continuità – direbbe: quella zaratina, su questo sfondo,stonerebbe più che l’erba in Pazza S. Pietro. D. Vaccari, che fotografò molti costumi balcanici, definisce costumi dalmati e non zaratini quelli della polemica. La stessa cosa fa Aldo mazza quando compila il suo album pittorico notissimo. Sfoglio il e i costumi morlacchi eccoli là, tali e quali: quelli del dipinto riprodotto da una cartolina colorata di costumi regionali, in libera circolazione ovunque col titolo . L’enciclopedia Treccani mi dà lo stesso risultato. La famosa (1892), parla di morlacchi riproducendo tipi e costumi quali a quelli della polemica. Quella zaratina, guardatela, ha in testa un berretto di panno rosso, scintillante di , di monete antiche o moderne, d’argento o più raramente d’oro: è la vecchia tradizione nordica ed orientale, turanica ed araba: la dote assegnata dai capi tribù. Al petto porta il gendar formato da parecchie file di monete che scendono talvolta dal collo fino più giù del ventre; ad ogni passo, scosso dal movimento, di chi lo porta, il pesante genter tintinna; esso, col berretto, è una raccomandazione per la ragazza, a seconda della sua maggiore o minore lunghezza e ricchezza. Il jacmak ricamato, l’oplece ed il litar (quando è donna), il vustan e le filare (opanche), la calzatura che consta di tre parti, la traversa, che è sempre un capolavoro di disegno, a cui la morlacca dà la massima importanza…, sono caratteri non latini del costume discusso, caratteri che non si trovano mai nei nostri vestiti regionali. Anche la dalmatica non penetrò mai nell’uso dei popoli latini; penetrò solamente nei costumi dei riti cristiani, dove subì variazioni fino al ‘500, ma mai nell’uso popolare italico. Mentre la dalmatica rimane sempre con le maniche lunghe decorate dal polso in su con motivi floreali o geometrizzati d’origine persiano assira e più tardi greca e balcanica in genere, la tunica intima (camicia) romana viene trasformata nelle varie regioni con arricchimenti e merlettature nelle maniche corte e nella falda, come in Lombardia, Liguria, Campania e Lucania. La decorazione a liste parallele e orizzontali del grembiule, con motivi geometrici policromatici, è anch’essa di origine orientale (persiana). Le frange e piumaggi di lana e di pelo al grembiule non si trovano mai nei grembiuli dei vestiti regionali nostri che sono orlati a volat e a pizzi e a merletti. Le filare (opanche), non hanno a che vedere con le calzature popolari nostrane, derivate dal coturno romano, come nell’Abruzzo, Lazio, Irpinia, ecc…. E allora? Se questo costume non è italico, non può essere zaratino. E lo dice espressamente G. Modrich nella sua . Un costume potrà essere chiamato dalmata, perché di Dalmazia; ma in Dalmazia vivono anche elementi non latini; i costumi radicali nel popolo di Zara sono veneti (confronta Gomme e Caldarini); di conseguenza se deve essere un costume veneto, con la sostituzione, forse, del fazzoletto allo scialle, ma mantenendo gli zoccoletti. Proprio così vestono e vestivano le siore Zanze, le siore Naste, le siore Rose che , al mercato, chiedono al compratore, con festevole, premurosa cordialità veneta: < cossa vorlo, cor mio belo?> Il patto delle Serenissima con Carlo il Grosso, nel ‘879 precisava: ut dalmatini orae debeant contra sclavos unanimiter et concorditer non solum resistere sed etiam invadere>. Quella zaratina già allora era un invasore. E il suo costume non è mai stato assimilato dal folclore veneto dominante a Zara e nella Dalmazia paratalassica. Né allora né ora s’accorderebbe con l’architettura romanico-veneta, le fondamenta, le bifore e le trifore, le rampe di scale esterne sostenute, i pozzi e i monumenti, la parlata veneta, i tipi veneti. La zona italica, la zona schiavone e quella morlacca Venezia la Distingueva molto bene. Se si voleva trovare un dipinto simbolico, se si voleva mantener vivo il ricordo della città sorella come si asserisce, soggetti nostri non mancavano. Bastava la riproduzione anche di un solo lastrone, della Rotonda di Donato: selciato a tre metri sotto il livello dell’attigua piazza moderna; e sul lastrone ci sono ancore le trecce delle bighe romane. Che quel costume lì oggi sia considerato italiano, è naturale; se la zona abitata da qualcuno di quella gente appartiene all’Italia, il costume deve essere annoverato fra quelli d’Italia. La commissione che organizzò la sfilata dei costumi alle nozze delle loro Altezze i Principi Reali, era presieduta da Aristide Sartorio; e parlava di costumi dalmati e non di costumi zaratini. Nessuno è autorizzato, quindi, a mettere in dubbio le precise conoscenze del Commissari e di quel maestro. Potrei scrivere ancora. Ho scritto cose e non parole. Ho voluto citare autore e testi. Non ve n’era proprio bisogno. Perché più di tutti gli autori e di tutti i testi vale la testimonianza della vita, palpitante realtà, controllabile in qualunque momento. Un fiore esotico possiamo trasportarlo in una serra nobiliare; ma la serra non si intacca; l’esotico rimane tale, e nulla giustifica certi non richiesti battesimi. Nemmeno la seduzione musicale potrebbe giustificare la alterazione della storia. Dalmata, dunque, quel costume; anche se non italico o veneziano o italico; esotico, calato col calare della marea importata che non pregiudica affatto, naturalmente, i segni intangibili del Destino. L’opera di Venezia in Dalmazia, creatrice e non sterile, ebbe sempre il merito di conquistarsi il cuore degli elementi anche non italici. E i morlacchi ed i fedeli schiavoni che in essa vedevano la continuatrice di Roma, invocavano la sua salute con queste parole (ch’io traduco): . Sta bene. Ma sulla porta del Sammicheli c’era ad ammonimento il simbolo della Serenissima: perché c’erano gli < electi iuvenes>, come ricorda il Bartoli, guidati da Magnus Severus e sono questi i precursori del Duce d’Italia e dei suoi Legionari. E Zara, alle altre città italiane, era , mentre quella zaratina tra la cavalla innamorata tra la cavalla mugliante, invocata Venere Callipigia, danzava il primitivo , nel sole, e andava a gara colle compagne nel misurare il fascino della sua bellezza dal maggior o minor numero di ceffoni da parte del suo fidanzato. Così, per conto mio, ritengo chiusa la polemica sul quadro discusso. Cara , grazie. Dott. G. DELLI GALZIGNA
1934 – anno XII 12 Giugno  LA VEDETTA D’ITALIA Fiume, Via Ciotta 19 Un numero centesimi 20 La prossima chiusura della Mostra Sindacale d’Arte L’interessante Mostra d’Arte sta ormai per chiudersi. Il pubblico però continua a visitarla con interesse; domenica infatti c’è stata una forte affluenza di pubblico che s’interessò di tutte le opere esposte. Il presidente della Giunta Diocesana di Fiume acquistò il bellissimo quadro a sanguigna della pittrice Pina Besson raffigurante e molti dei visitatori vollero rivedere la bellissima tela di Butcovich-Visentini che come già dicemmo è stata acquistata da S.E. il capo del Governo. Siamo certi che questi ultimi acquisti serviranno d’incitamento a quegli Enti e cultori d’arte che non furono ancora in grado di visitare l’interessante Mostra e quindi non ebbero l’occasione di dimostra le la passione per l’arte ed il desiderio di incoraggiare i nostri artisti con qualche acquisto. La Mostra che sta per chiudersi dimostra, se pur modestamente, che anche gli artisti del Carnaro non mancano di qualità e di volontà; e che se saranno sostenuti e incoraggiati dalla cittadinanza potranno raggiungere anch’essi qualche posto d’onore nel campo dell’arte italiana. La Mostra si chiude venerdi 16 giugno e ci auguriamo che tutti gli artisti traggano da essa – nella dimostrazione di interessamento e di appoggio che il pubblico ha dato fino d’ora e continuerà certamente ancora a dare – l’incitamento per intensificare la loro attività e perfezione i loro studi.